Proposta Radicale n.14-15, quello che avete tra le mani. Una scommessa editoriale cominciata giusto un anno fa. Fin dal titolo scelto, le ragioni di questa rivista: Proposta, cioè contributi a un “fare” politico di cui oggi più di sempre c’è urgente necessità. Radicale, termine nel quale ci si riconosce pienamente, sia come aggettivo: l’andare alla “radice” delle questioni; sia come sostantivo: non avere remora, anzi rivendicare pienamente l’appartenenza a quella famiglia politica liberale, laica, anticlericale, libertaria, salveminianamente e rossellianamente socialista, in una parola: radicale. Del Partito Radicale. Quello che è, quello che tanti rinnegano, sfregiano, cercano di occultare; di cui si tentano maldestre e patetiche fotocopie.
Una rivista che non grava minimamente sulle gracili e incerte risorse del Partito e si autofinanzia; che ha una precisa identità, al tempo stesso è aperta al contributo di persone non radicali, amiche e amici a cui siamo grati perché ci arricchiscono con i loro contributi e le loro riflessioni, meglio se critiche e problematiche. Un grazie particolare a quanti ci hanno espresso simpatia, appoggio, suggerimenti e ci hanno concretamente sostenuto: Blanca B.; Piero P.; Agostino B.; Nicola B.; Claudia B.; Angelo C.; Vito L.: Anna Rita L.; Mino V.; Mario M.; Anna B.; Francesco C.; Gino R.; Francesco F.; Roberto C.; Giuseppe M.; Rosario V.; Marco D.S.; Mario B.; Giovanna T.; Matteo C.; Guglielmo Ferdinando S.; Giuseppe B.; Micaela C.; Giuseppe M.; Umberto L.; Maura B.; Guido S.; il loro aiuto concreto è prezioso.
Viviamo (e patiamo) tempi oscuri, incerti; più che mai necessario tenere viva la fiammella radicale.
Nel libro di Isaia, a un certo punto si legge: “Shomer ma mi-llailah?”, ed è la domanda che si sente rivolgere la sentinella che sta ai bordi del deserto. Si tratta di un passaggio tra i più difficili da interpretare, anche solo da tradurre, del libro di Isaia; convince l’interpretazione che ne ha dà Guido Ceronetti: “Sta venendo il mattino. Ma la notte durerà ancora. Tornate e ridomandate. Venite ancora, insistete”. L’enigma oracolare è nel “tornate e ridomandate”, senza stancarsi di farlo.
Marco Pannella è stato come quella sentinella: ci ha spronato a tornare e insistere a domandare. Chiedere, insistere è parte della nostra natura, di quanti non si accontentano e non si rassegnano allo status quo. Qui sta il “sogno”: non rassegnarsi a gestire l’esistente e dall’esistente essere (s)governati.
Il “sogno”, l’aspirazione: un Paese dove protagoniste della crescita sociale ed economica siano formazione, cultura, libertà di ricerca. Rispetto e solidarietà. Garanzia per tutti di uguali condizioni di partenza, nell’ambito della formazione. Valgano poi i meriti. Ma tutti e ciascuno devono avere modo di realizzare il loro potenziale, liberi di poter competere liberamente con le proprie idee e capacità.
Il “sogno”, l’aspirazione è un Paese che investe nelle competenze e nella libertà di ricerca. È l’unico modo per garantire per il presente e il futuro sviluppo e crescita. Valorizzare e sviluppare competenze, saperle attirare, liberarle dalle forche caudine delle logiche spartitorie e clientelari.
Il “sogno”, l’aspirazione: un Paese con rappresentanti delle istituzioni consapevoli delle loro gravose responsabilità. Più di sempre si smarrisce la memoria di quanto è scolpito nell’articolo 54 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”.
Questo è il “sogno”, l’aspirazione, l’impegno di chi redige questa rivista.